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Transizione ecologica e digitale, occupazione e attrattività, donne e giovani: una visione condivisa del futuro dell’Emilia-Romagna

Approvato in Aula il DSR, il documento sulla programmazione dei fondi europei 2021-2027. Bonaccini: “Al lavoro per un rilancio diffuso e per tutti”

Bonaccini aula DSR giugno 2021

Una visione condivisa per il futuro dell’Emilia-Romagna. Un programma unitario degli obiettivi da raggiungere attraverso l’azione coordinata di investimento delle risorse europee e nazionali stanziate per la ricostruzione post pandemia. Per un rilancio e uno sviluppo sostenibile dell’Emilia-Romagna, tenendo insieme le esigenze di breve periodo con le trasformazioni strutturali di lungo termine, per rafforzare le reti socialiricucire le distanze territorialirafforzare la competitività del sistema economico-produttivo e l’attrattività della regione.

È il Documento Strategico Regionale (DSR) per la programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo 2021-2027 (il nuovo settennato di definizione dei fondi europei, scaduto il precedente), redatto dalla Giunta regionale e approvato oggi dall’Assemblea legislativa.

Dopo un ampio confronto nelle Commissioni assembleari e in Aula, e con le parti sociali nel Patto per il Lavoro e per il Clima, Il DSR dà gambe a molte delle scelte contenute nel Patto stesso, delineando la cornice strategica nella quale indirizzare l’insieme dei fondi europei e nazionali 2021-2027 su cui potrà contare l’Emilia-Romagna.

Dopo il DSR, per quanto attiene in particolare ricerca e innovazione, l’Assemblea legislativa esamina sempre oggi un secondo importante documento di programmazione definito dalla Giunta: la Strategia regionale di specializzazione intelligente (S3). Anch’esso intreccia le grandi sfide europee e per i prossimi sette anni vede l’Emilia-Romagna investire su Big dataIntelligenza artificialetrasformazione ecologica, idrogeno verdespace economy, automotive, salute, culturaagroalimentare, manifattura e filiere innovative, ediliziaturismo nonché la trasformazione digitale della Pubblica amministrazione.

Entrambi i documenti – la cui redazione ha visto il coordinamento del sottosegretario alla Presidenza della Giunta, Davide Baruffi – tengono conto dell’impatto della pandemia che ha acuito anche in Emilia-Romagna le diseguaglianze sociali, di genere, generazionali, tra settori economici e tra territori e ha generato nuovi bisogni e nuove sfide. Con il Patto per il Lavoro e per il Clima, la Regione ha condiviso con il sistema territoriale il nuovo progetto di rilancio e sviluppo volto a generare lavoro di qualità, accompagnando l’Emilia-Romagna nella transizione ecologica e digitale. Un progetto che assume come riferimento decisivo l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu, fondato sulla sostenibilità, nelle sue tre componenti inscindibili, quella ambientale, sociale ed economica.


I fondi europei

Alle risorse 2021-2027 della Politica di coesione (fondi Fesr e Fse+), con una dotazione in crescita rispetto al settennio precedente, pari a 42 miliardi di euro per l’Italia, di cui 9 per le Regioni che più hanno dimostrato capacità di spesa e programmazione, si aggiungono il pacchetto straordinario di risorse di Next Generation Eu, con una dotazione di 235 miliardi per il periodo 2021-26 del Piano nazionale ripresa e resilienza (tra Recovery fund, React-EU e Fondo per gli investimenti complementari) e le risorse della politica agricola comune (Feasr) del biennio 2021-22, pari a oltre 10 miliardi di euro, di cui circa 3 miliardi per lo sviluppo rurale. Inoltre, si può contare sulla programmazione complementare a livello nazionale del Fondo sviluppo e coesione, con una dotazione di 50 miliardi.

 

Strategia regionale di specializzazione intelligente (S3)

La nuova programmazione, presentata dall’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, ha l’obiettivo di realizzare nuovi investimenti in stimati in 5 miliardi di euro, finanziati sia con risorse pubbliche, europee, statali e regionali per circa 2,7 miliardi, che private con un co-finanziamento di 2,3 miliardi.

Un percorso che poggia su un ampio e strutturato ecosistema della ricerca e dell’innovazione, che fa perno su soggetti pubblici, a partire dalle università, e privati di ricerca e imprese in grado di cooperare e creare non solo attività di ricerca e innovazione, ma anche nuove infrastrutture, nuove reti e piena partecipazione alle opportunità nazionali ed europee, con una rinnovata capacità di attrazione di iniziative di ricerca e di talenti di livello internazionale.

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