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giovedì, Marzo 28, 2024

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Inaugurazione anno accademico Bologna, c’è anche Patrick Zaki: “Si fermi la guerra in Ucraina”

Il ricercatore egiziano interviene in videocollegamento dal suo Paese alla cerimonia per l’apertura dell’anno accademico e rende omaggio all’ateneo e alla città per il sostegno ricevuto

L’Università di Bologna inaugura l’anno accademico ospitando ‘a distanza’ il suo studente più famoso. Patrick Zaki chiude la cerimonia per l’apertura dell’anno accademico collegato in videoconferenza dalla sua casa in Egitto, dove, dopo 22 mesi di carcere, attende di sapere come si chiuderà la sua vicenda giudiziaria. Nel frattempo ringrazia la città e l’Ateneo, che gli sono stati a fianco, anche quando non era scontato. “Penso che la reale sfida sostenuta dall’Università, che mi ha fatto preoccupare, sia stato l’impegno continuo nella pandemia da Covid. Quando controllavo i numeri dei casi pensavo che non sarei stato più una priorità”, ammette lo studente.

IL RINGRAZIAMENTO DI PATRICK ALL’ALMA MATER

“Ho sempre perso la scommessa quando si è trattato di verificare l’impegno e la dedizione per la mia causa”, riconosce Zaki. “Voglio essere onesto, se l’Università avesse preso un’altra decisione relativa al mio caso, nessuno l’avrebbe biasimata, ma anzi qualcuno sarebbe stato d’accordo con quel punto di vista che avrebbe evitato i problemi del far parte di un’equazione politica che non portava benefici, ma l’Università ha scelto di stare al mio fianco“, sottolinea Patrick, che spera di riconquistare definitivamente la libertà per poter tornare nella città che lo ha adottato. “Ha scelto di combattere per la libertà di espressione del suo studente e di lavorare come difensore dei diritti umani. Sarò sempre debitore all’Università e alla città per aver reso ben noto il mio caso in tutto il mondo, sulla scena accademica, politica, culturale e perfino sportiva”, è il tributo di Zaki, salutato dal lungo applauso della comunità accademica riunita questa mattina nell’aula magna di Santa Lucia.

L’APPELLO PER LA PACE IN UCRAINA

Si fermi la guerra, resisti Ucraina. Forza Bologna“. È l’appello lanciato da Patrick Zaki, ospite dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Bologna. Lo studente egiziano, per la cui scarcerazione si è mossa la comunità internazionale, oggi era collegato in videoconferenza da casa con la cerimonia solenne dell’Ateneo, al quale è iscritto e dove spera di poter tornare a studiare. Chiudendo il suo intervento, ha rivolto un pensiero al conflitto in corso in Ucraina.

IL DESIDERIO DI TORNARE A BOLOGNA

“Dalla mia piccolissima cella ho sognato spesso questo momento: la prima parte del sogno si è avverata, la seconda si avvererà appena tornerò nella mia Bologna“. Lo ripete più volte, nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Bologna. Patrick Zaki non vede l’ora di tornare sotto le Due Torri e all’Ateneo nei confronti del quale nutre un debito di riconoscenza. “Da quando sono stato rilasciato tutti riconoscono come l’Università di Bologna sia il vero cardine della conoscenza, una luce affidabile che agisce concretamente per i valori su cui si fonda e che insegna ai suoi studenti. Qualsiasi cosa io dica non sarà mai sufficiente a dimostrare ciò che provo per l’Università e per la città di Bologna”, ripete il ricercatore egiziano.

“La prima lezione del mio corso di studi trattava di utopia e distopia. Penso di aver vissuto una buia distopia ma grazie all’Università e alla città è stata un po’ meno dura. In prigione, quando mi sentivo giù, pensavo alla mia famiglia, all’Università e alla città di Bologna e mi dicevo che dovevo resistere. Fino a quando mi hanno liberato mi sono sempre rifugiato nel pensiero di come sarebbe stato il momento del mio arrivo all’aeroporto e la riunione con la mia grande famiglia bolognese”, racconta Patrick. “La libertà è un diritto inestimabile, sono grato per la mia libertà a tutti coloro che hanno combattuto ogni giorno perché io fossi di nuovo libero. Vorrei ringraziare i Rettori Francesco Ubertini e Giovanni Molari ed i sindaci Virginio Merola e Matteo Lepore che non hanno mai smesso di tenere alta l’attenzione sulla mia situazione”, prosegue Zaki, che ringrazia anche la sua fidanzata e i suoi familiari.

L’OMAGGIO ALLA DOCENTE MONTICELLI

“Oltre a tutti loro c’è una donna a cui devo tutto. Un mentore, una professoressa, una donna che mi ha difeso e che è ora un membro della mia famiglia: Rita Monticelli. Hai combattuto per me senza mai fermarti, come una madre farebbe per i suoi stessi figli. Non potrò mai ringraziarti per il tuo affetto e la tua gentilezza. Voglio dirti ‘grazie’ anche se so che questa parola non sarà mai abbastanza”, sono le parole di affetto riservate alla docente, coordinatrice del Master Gemma dell’Alma Mater e delegata del sindaco Lepore ai diritti umani.

“È stato un lungo viaggio, ma anche una grande sfida. Un viaggio può essere anche definito una gita, ma non so decidere se questo è stato una gita o una trappola. Il viaggio è cominciato il 7 febbraio 2020 quando ho deciso di fare una breve vacanza per andare a trovare la mia famiglia, ma è finito con 22 mesi di prigione senza ragione, solo a causa del mio lavoro come difensore dei diritti umani e del mio attivismo politico”, ricorda lo studente. “Quando sono stato arrestato mi sono sentito perso. Ho sempre continuato a pensare ai miei studi e alla mia borsa di studio. Avevo lavorato tanto per averla e continuavo a pensare che sarei stato rilasciato presto e sarei stato in grado di riprendere a studiare e ho sempre detto che volevo tornare ai miei studi. Sono stato fortunato di fare parte della famiglia Unibo mentre passavo attraverso questa esperienza. La mia famiglia, la mia fidanzata e io non ci siamo sentiti mai soli”, riconosce Zaki.

fonte agenzia dire.it

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