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Giornata della Donna, “il lavoro al centro, ma occorre rafforzare l’impegno nell’anno della pandemia”

Lori e Petitti: “Importanti passi avanti sulle pari opportunità, ma riflettiamo sulla strada che resta da fare”. Gli effetti dell’emergenza sanitaria e sociale

“La Giornata internazionale della Donna ci invita a ricordare i passi avanti fatti sul piano delle pari opportunità, ma anche a riflettere sulla strada che c’è ancora da percorrere.  Quest’anno un tema centrale è il lavoro. A fronte di importanti risultati ottenuti, che pongono l’Emilia-Romagna come Regione all’avanguardia per l’impegno a favore delle donne, anche qui, come nel resto del Paese, abbiamo subito un grosso scossone a causa della pandemia.”

Così l’assessora regionale alle Pari opportunità Barbara Lori e la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Emma Petitti in occasione dell’appuntamento dell’ 8 marzo. Una data tanto più significativa nell’anno di un’emergenza sanitaria e sociale che ha fatto sentire i suoi pesanti effetti in particolare proprio sul mondo femminile. Non solo per quanto riguarda la piaga delle violenze domestiche, in forte aumento, ma anche sul fronte dell’occupazione.

La diminuzione del numero di occupati ha interessato con un’intensità maggiore le donne, anche in Emilia-Romagna, seppure in misura inferiore alla tendenza media nel Paese. Rispetto al terzo trimestre 2019, la stima ISTAT per il corrispondente periodo 2020 indica infatti una riduzione complessiva di circa 41,4 mila unità, pari ad una variazione del -2,1% (-2,6% a livello nazionale). Tra le donne, tale contrazione ha riguardato 25,3 mila occupate, corrispondenti al -2,8% (-3,5% a livello nazionale).  E questo dopo un trend positivo, che aveva portato l’Emilia-Romagna a far registrare il secondo migliore tasso di occupazione femminile in Italia dopo il Trentino Alto Adige.

 

“Se era rimasto qualche dubbio sul fatto che la pandemia stesse amplificando le disuguaglianze sociali e di genere, ci ha pensato l’Istat, attraverso i dati, a metterci di fronte alla realtà nuda e cruda. Il motivo per cui il crollo occupazionale è un ‘affare’ soprattutto femminile non è difficile da intuire – riflettono Lori e Petitti- . Molte donne sono impiegate nei settori che più di tutti stanno vivendo la crisi, come quello dei servizi, spesso con contratti che danno poca sicurezza e stabilità. E poi c’è il tema delle partite Iva, delle imprenditrici, che a causa delle restrizioni necessarie a contenere il diffondere del virus si sono viste costrette a sospendere l’attività. Per non parlare del fatto che i carichi familiari gravano quasi esclusivamente sulle donne”.

 

Un impegno che continua, dal Patto per il Lavoro  e il clima, ai  progetti sul territorio per l’occupazione femminile 

In Emilia-Romagna non si parte da zero. Proprio sul fronte del lavoro sono in corso di attuazione (e a causa dell’emergenza Covid la scadenza è stata posticipata al primo semestre 2021) i 42 progetti  promossi da Enti locali e terzo settore e sostenuti dalla Regione con 1 milione di euro per sostenere proprio la presenza paritaria delle donne nella vita economica del territorio, favorendo l’accesso al lavoro, i percorsi di carriera e la promozione di progetti di welfare aziendale  in grado di conciliare tempi di lavoro, di vita e di cura.  Un impegno che si affianca agli incontri del Tavolo permanente per le politiche di genere. Un luogo di concreta progettualità sia per fronteggiare questa fase più emergenziale, che per mettere in campo interventi strutturali  a sostegno della presenza femminile nel mondo del lavoro.

 

“In questi anni la Regione Emilia-Romagna- concludono Lori e Petitti-, ha fatto il possibile per sostenere l’impiego femminile, a partire dal Patto per il lavoro e il Clima, siglato con tutte le rappresentanze istituzionali e le parti sociali, che ha posto al centro dell’azione regionale la valorizzazione e il rafforzamento del ruolo delle donne nell’economia e nella società.  E poi ricordiamo l’impegno della Regione per favorire la conciliazione, l’investimento sui servizi educativi per la prima infanzia, il sistema di welfare e le politiche per la formazione.  Ora più che mai occorre mettere a frutto tutti questi strumenti: la strada è tracciata e dobbiamo percorrerla per risollevarci e guardare con più fiducia alle sfide future”.

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