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martedì, Dicembre 10, 2024

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CONGIUNTURA IN EMILIA-ROMAGNA

Unioncamere Emilia-Romagna: I dati confermano segnali di ripresa del manifatturiero e miglioramento delle aspettative. Il comparto industriale è ricco di imprese specializzate e proattive ai cambiamenti, un mix di competenze e dinamismo imprenditoriale che consentirà all’Emilia-Romagna di tornare ai livelli pre-pandemia prima delle altre regioni.

Intesa Sanpaolo: I prestiti alle imprese continuano a crescere, con una dinamica più marcata per quelli alle piccole imprese. Dopo anni di calo, vicini alla svolta in positivo anche i prestiti al settore delle costruzioni. Si consolida il trend di ripresa della fiducia e degli investimenti.

 

Confindustria Emilia-Romagna: Previsioni positive per i prossimi mesi. Il PNRR avrà un ruolo chiave sugli investimenti pubblici e per accelerare quelli privati. Due i vincoli alla crescita: il rincaro delle materie prime e la carenza di figure professionali specializzate.

 

Dopo le pesanti cadute del 2020, l’attività produttiva è in ripresa, anche se non ancora in tutti i settori e con criticità. La pandemia e le misure di contenimento del virus da Covid-19 hanno ancora un effetto negativo che si sta però progressivamente stemperando.

Nei primi tre mesi dell’anno sono evidenti i segnali di ripresa per produzione, fatturato e, ancora di più, per gli ordini. Questa inversione di tendenza pone fine alla più forte recessione industriale mai sperimentata dopo quella del 2009.

 

Questo emerge dall’indagine congiunturale sul primo trimestre 2021 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo,

 

Il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna ha recuperato parzialmente la perdita subita nello stesso trimestre dello scorso anno, mettendo a segno una crescita del 3,8 per cento.

Al contempo, è tornato positivo, risalendo da -17,7 a +18,2 punti, il saldo tra le quote delle imprese che hanno rilevato un aumento e quelle che hanno riferito una riduzione della produzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

 

Il valore delle vendite (+4,1 per cento) è superiore rispetto allo stesso periodo del 2020, mentre il fatturato estero risulta meno dinamico (+3,7 per cento).

 

L’andamento degli ordini, interni ed esteri, amplia lo spiraglio mostrato nel trimestre precedente, aprendo un varco, da tempo atteso, che getta luce sulle prospettive di recupero dell’attività industriale regionale una volta consolidata la ripresa in Italia e in Europa.

 

Il grado di utilizzo degli impianti è risalito (di quasi dieci punti dal 2020) al 75,1 per cento, dato non di molto inferiore allo stesso trimestre del 2019 (76,3 per cento).

 

Anche il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini, pari a 10,4 settimane, è un valore che si colloca al di sopra di quelli registrati nel 2019, anche se inferiore al 2018.

 

L’attività è in ripresa, ma non ancora in tutti i settori, e con andamenti non omogenei.

 

L’industria alimentare ha fatto segnare un leggero appesantimento della tendenza, nonostante una forte ripresa dei risultati e delle prospettive: questo attestano i dati su produzione (-2,4 per cento) e fatturato (-1,5 per cento), nonostante una ripresa decisa delle vendite sui mercati esteri (+3,2 per cento) che depone favorevolmente per il futuro.

 

Difficoltà per il sistema moda, che vive ancora la peggiore condizione congiunturale tra i settori considerati, su cui sta pesando anche il mutato comportamento dei consumatori indotto dalla pandemia. Il livello di attività scende decisamente al di sotto di quello già basso del primo trimestre del 2020. Forte la caduta della produzione (-4,5 per cento), più contenuta per il fatturato complessivo (-3,3 per cento), si è alleviata però la tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini complessivi (-2,8 per cento), anche grazie a una quasi stabilizzazione dei risultati della componente estera (-1,3 per cento).

 

In recupero l’industria del legno e del mobile per fatturato (+6,0 per cento), grazie anche all’apporto della forte ripresa della componente estera (+8,5 per cento), tornata ai livelli del primo trimestre 2019, e per la produzione (+4,2 per cento).

 

La ripresa è evidente per l’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche, caratterizzata da una fitta rete di piccole e medie imprese al centro di molteplici catene produttive: notevole l’incremento del fatturato (+7,2 per cento), meno brillante la produzione (+6,3 per cento), forse anche per il sensibile aumento dei prezzi dei metalli, bene gli ordini (+8,3 per cento).

 

Fiducia anche per le industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto che mostrano evidenti segni di un deciso miglioramento (fatturato + 5,2 per cento, produzione +6,3 per cento, e soprattutto per gli ordini +9,3 per cento).

 

Anche l’evoluzione congiunturale del gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (che comprende chimica, farmaceutica, plastica, gomma e trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) testimonia della parziale ripresa in corso. Il fatturato complessivo ha realizzato un parziale recupero rispetto al primo trimestre dello scorso anno (+4,8 per cento) e quello estero ha avuto un analogo e allineato andamento (+4,7 per cento). La ripresa registrata dalla produzione è stata più contenuta (+3,8 per cento). In prospettiva però, si apprezza la dinamica degli ordini (+5,1 per cento), trainata anche dalla componente estera (+5,9 per cento).

 

Dimensione delle imprese

Nel primo trimestre 2021 l’inversione della tendenza in positivo si è realizzata per tutte le classi dimensionali delle imprese, ma è stata caratterizzata da un chiaro effetto legato al numero degli addetti. In particolare, per le imprese fino a 9 addetti la produzione è salita solo dello 0,3 per cento. Il fatturato e gli ordini hanno avuto un incremento pari o di poco inferiore all’1 per cento. Migliore la dinamica per le imprese con numero di addetti compreso tra 10 e 49 (produzione +4,9 per cento, fatturato +6,0 per cento, ordini +6,1 per cento) e le imprese con 50 addetti e oltre (produzione + 4,1 per cento, fatturato analogo +3,9 per cento, sostenuto dal mercato interno, data una minore accelerazione del fatturato estero +3,3 per cento). Il risultato più importante, anche per l’economia regionale, è dato dalle prospettive di intensificazione della ripresa che emergono dall’andamento del processo di acquisizione degli ordini (+7,6 per cento) che hanno recuperato il livello del primo trimestre 2019.

 

Esportazioni

Riparte l’export dell’Emilia-Romagna. Sulla base dei dati diffusi dall’Istat, nel primo trimestre dell’anno le esportazioni regionali sono cresciute del 6,1 per cento, un incremento superiore al 4,6 per cento nazionale. L’Emilia-Romagna consolida la sua seconda posizione nella graduatoria delle regioni italiane, preceduta dalla Lombardia (cresciuta del 3,5 per cento) e seguita dal Veneto (+4,9 per cento). La ripresa ha riguardato la quasi totalità dei settori, con l’eccezione del sistema moda – a conferma del dato emerso nell’indagine congiunturale – e del comparto della gomma e della plastica. L’analisi condotta ad un maggior dettaglio merceologico evidenzia flessioni importanti nelle calzature e nell’abbigliamento, così come alcuni comparti in forte crescita nel primo trimestre 2020 – alcuni beni alimentari, tra cui i prodotti da forno, i medicinali – mostrano una battuta d’arresto. Tendenza opposta con crescita a due cifre per molti prodotti della meccanica e dell’automotive.

Dal punto di vista geografico, in riferimento ai principali mercati, l’export dell’Emilia-Romagna cresce oltre il 50 per cento in Cina, attorno al 30 per cento in Repubblica Ceca, Australia e Turchia. In forte flessione, -27 per cento, il commercio estero verso il Regno Unito, superato dalla Spagna, ora al quarto posto, nella graduatoria dei partner commerciali dell’Emilia-Romagna. Ai primi posti si confermano Germania (+13,9 per cento), Francia (+11,5 per cento) e Stati Uniti (+3,5 per cento).

 

Sulla base dei dati del Registro delle imprese, le attive dell’industria in senso stretto, a fine marzo 2021 risultavano 43.543 (pari all’11,0 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 288 imprese (-0,7 per cento) rispetto all’anno precedente.

 

«Dopo il 2020, anno straordinariamente difficile con una contrazione economica senza precedenti, i dati ora confermano i segnali di ripresa del manifatturiero – dichiara Alberto Zambianchi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna –. Le aspettative sull’ampiezza e la rapidità della ripresa restano condizionate dal protrarsi delle misure anti Covid 19, e dall’accelerazione che verrà dalla campagna vaccinale. Un’altra spinta in avanti potrà sicuramente arrivare dalle ingenti risorse destinate all’Italia dal programma Next Generation EU. Infine, va ricordato che le recenti indagini sulla “fiducia delle imprese” manifatturiere dell’ISTAT e sulle PMI manifatturiere di IHS-Markit, rilevano un certo miglioramento delle aspettative degli imprenditori. Sono buone notizie, a cui si aggiunge il fatto che, ancora una volta, è emerso come il comparto industriale sia ricco di imprese specializzate e proattive ai cambiamenti, un mix di competenze e dinamismo imprenditoriale che consentirà all’Emilia-Romagna di tornare ai livelli pre-pandemia prima delle altre regioni».

 

In Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, nel 1° trimestre 2021 è proseguito l’aumento dei prestiti alle imprese. Come atteso, la dinamica è risultata più moderata a marzo, pur rimanendo robusta (+5,7% a/a), dopo il massimo di +7% raggiunto a febbraio, al culmine della forte accelerazione registrata nel 2° semestre 2020 che aveva portato in chiusura d’anno al +6,7% a/a. L’evoluzione è in linea con quella osservata a livello nazionale, che però a marzo ha segnato una decelerazione più marcata, a +6,8% a/a da 8,8% di febbraio. Il rallentamento del trend dei prestiti è dovuto alle esigenze straordinarie di liquidità del 2020 che avevano dato origine a eccezionali flussi di credito alle imprese a partire da marzo dello scorso anno, esigenze che si stanno attenuando, con un progressivo ritorno alla normalità.

All’interno dell’aggregato del credito alle imprese, i prestiti all’industria hanno rallentato a +6,4% a marzo 2021 in Emilia-Romagna, dal ritmo record di 11,2% a fine 2020. Tale andamento risente del confronto con la rapida ripresa avviata dodici mesi prima. La variazione dei prestiti all’industria si è così allineata alla crescita dei prestiti ai servizi (+6,6% a marzo), la cui ripresa è partita più di recente ed è stata sinora relativamente meno vivace, con un massimo di +7,5% a febbraio.

Dopo anni di forte calo, da alcuni mesi i prestiti alle costruzioni sono vicini alla svolta in positivo, ma l’andamento appare ancora incerto in Emilia-Romagna, altalenante tra il +0,3% a/a di febbraio e il ritorno in negativo a marzo a -1,9% a/a, mentre il dato nazionale ha visto un miglioramento continuo anche se contenuto, con una crescita sull’1% a febbraio e marzo.

Dal punto di vista della dimensione d’impresa si osserva una divaricazione dei trend, con i prestiti alle piccole imprese ancora in accelerazione (imprese fino a 20 addetti). Dopo aver chiuso il 2020 crescendo in linea con quelli alle imprese più grandi, nel 1° trimestre 2021 hanno espresso una maggior dinamica, del +8,7% a/a a marzo in Emilia-Romagna. Diversamente, i prestiti alle imprese più grandi hanno rallentato (a +5,1% da un +6,6% nei quattro mesi precedenti). Nel confronto nazionale (+5,9% a/a le imprese con almeno 20 addetti e +11% le piccole a marzo), entrambi i segmenti dimensionali confermano la crescita più moderata osservata in regione.

La dinamica dei prestiti alle imprese è sostenuta dalle erogazioni con garanzia pubblica. I dati sulle operazioni garantite arrivate al Fondo centrale per le PMI mostrano che al 7 giugno 2021 l’Emilia-Romagna ha espresso oltre 200mila domande pervenute al Fondo per un importo finanziato di 18 miliardi, un volume in aumento del 27% rispetto a fine febbraio e più che triplicato da inizio luglio 2020.

Di queste operazioni, oltre 101mila riguardano prestiti fino a 30mila euro, per un importo finanziato di quasi 2 miliardi. Il tasso di crescita dei crediti di minore importo continua a essere più moderato (+3,9% su fine febbraio) rispetto a quello del totale delle operazioni a favore delle PMI.

In parallelo, la dinamica annua dei depositi delle imprese presso le banche resta sostenuta, in un contesto di elevata propensione alla liquidità. In Emilia-Romagna i depositi delle imprese nel 1° trimestre 2021 hanno registrato una variazione più forte di quella già molto elevata dell’ultima parte del 2020. Marzo 2021, col +33% a/a, è l’undicesimo mese consecutivo di crescita superiore a quella media nazionale (+24%). Tuttavia, si nota che lo stock risulta poco variato nel confronto con i mesi più recenti (-0,4% su fine 2020 in Emilia-Romagna), probabile segno di un’interruzione dell’accumulo di riserve liquide.

«I segnali incoraggianti che avevamo registrato negli scorsi trimestri, dai dati economici come dal sentiment durante l’attività quotidiana al fianco degli imprenditori, si vanno consolidando in clima di crescente fiducia e ripresa degli investimenti. L’Emilia-Romagna si contraddistingue ancora una volta per resilienza e capacità di interpretare il cambiamento, grazie alla solidità e vivacità delle sue imprese, alla propensione all’export, alla forza dei distretti e delle filiere – spiega Cristina Balbo, Direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo -. Ovviamente stiamo ancora attraversando una fase cruciale per conseguire una ripresa pienamente strutturale e diffusa. Occorre un impegno comune orientato agli asset di sviluppo cui la pandemia ha impresso la maggiore accelerazione. Come Intesa Sanpaolo siamo impegnati nel continuare a garantire sostegno alla liquidità ma anche aiutare le imprese a pianificare il futuro, ad investire cioè sulla crescita e sulla transizione ecologica e digitale, così da proseguire quanto più rapidamente nel recuperare competitività sul mercato interno e internazionale. Su questi presupposti e mantenendo alta l’attenzione è lecito attendere un secondo semestre dell’anno di ripresa robusta».

 

 

«Le previsioni delle imprese per i prossimi mesi – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari sono positive. Il contesto economico sta mostrando un rapido miglioramento, in linea con il buon andamento della campagna vaccinale e la riduzione della curva dei contagi. La fiducia degli imprenditori manifatturieri è salita in maggio ai massimi da fine 2017, grazie ad una ripresa della domanda più rapida del previsto».

 

Secondo le analisi del Centro Studi Confindustria migliorano i giudizi sulla produzione, gli ordini interni ed esteri mostrano segnali di accelerazione e si registra un calo delle scorte di magazzino, la cui ricostituzione contribuirà ad accelerare la dinamica dell’attività industriale. Il comparto di produzione di beni strumentali è quello che mostra le prospettive migliori.

 

«La migliorata situazione congiunturale – conclude il Presidente Ferrari – favorisce la riattivazione degli investimenti, che in Emilia-Romagna di fatto non si sono mai fermati. Il PNRR e i programmi di investimenti e riforme avranno un ruolo chiave sia per l’impatto diretto sugli investimenti pubblici sia per accelerare quelli privati.  Abbiamo però due seri vincoli alla crescita: il problema delle materie prime, che da mesi sono introvabili e molto costose, e il reperimento delle figure specializzate che mancano. Per questo dobbiamo intensificare gli investimenti in formazione, innovazione e sostenibilità: su queste priorità si deve concentrare un piano per la ripresa regionale che guardi al futuro».

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