A Bologna si è tenuto un importante congresso dedicato all’epigenetica, un campo che sta trasformando il modo in cui comprendiamo l’invecchiamento. L’incontro è stato organizzato per esaminare come l’epigenetica possa influenzare il processo di invecchiamento e proporre nuovi paradigmi per rallentarlo. Le cellule del nostro corpo hanno un tempo di rinnovamento specifico: quelle della pelle, ad esempio, si rigenerano ogni 28 giorni, mentre quelle del fegato lo fanno ogni 3-500 giorni. Le cellule dell’intestino hanno un turnover di quasi 16 anni, tranne quelle della parete intestinale che si rinnovano ogni 5 giorni. I globuli rossi, invece, hanno una vita media di soli 4 mesi. Nonostante questa continua rigenerazione, che porta molte delle cellule del corpo ad avere un’età media di meno di 10 anni, l’organismo nel suo complesso continua comunque a invecchiare. Questo apparente paradosso non è dovuto a una “informazione” genetica contenuta nel DNA. Diversi studi suggeriscono che il vero colpevole sia la perdita progressiva delle informazioni epigenetiche, ovvero quei segnali che regolano l’espressione dei nostri geni senza alterare la sequenza del DNA stesso. È questa perdita che sembra avere un impatto significativo sulla longevità. A Bologna, c’è stato un convegno intitolato “Dalla cellula alla longevità nell’era dell’Epigenetica” che si è tenuto l’8 settembre, dalle 9:00 alle 18:30, presso il Savoia Hotel Regency. Questo evento ha riunito esperti del settore per discutere le nuove scoperte e le potenziali applicazioni dell’epigenetica nella medicina dell’invecchiamento. Il dottor Francesco Balducci, un medico specializzato in medicina rigenerativa nonché personal trainer e nutrizionista, ha spiegato che l’invecchiamento può essere visto come una malattia. Con l’avanzare dell’età, infatti, il corpo diventa sempre meno capace di affrontare le sfide ambientali, rendendoci più fragili. Il primo sistema a mostrare i segni dell’invecchiamento è quello ormonale: già dai 30 anni molti ormoni iniziano un declino lento ma inarrestabile. Un ulteriore fattore che contribuisce all’invecchiamento è l’inquinamento. Negli ultimi sette decenni, esso ha aumentato notevolmente l’immissione di sostanze chimiche nella biosfera e negli organismi viventi. Si stima che siano state introdotte circa 120.000 molecole xenobiotiche, ossia elementi estranei alla vita che possono interferire con i complessi meccanismi biochimici e di segnalazione degli organismi. In sintesi, il congresso di Bologna sottolinea come l’epigenetica offra nuove prospettive per comprendere e contrastare l’invecchiamento, indicando anche l’importanza di ridurre l’inquinamento per preservare le nostre capacità biologiche nel tempo.