Anche conosciuta come World Laughter Day, la giornata mondiale della risata si celebra ogni anno la prima domenica di maggio. L’intento di questa giornata è quello di promuovere il potere trasformativo della risata anche sulla salute ed il benessere. Ha il dono di allontanare lo stress, migliorare l’umore, stimolare il sistema immunitario e creare un senso di connessione tra le persone. È un’arma potente che possiamo utilizzare per affrontare le sfide e trovare la felicità anche nelle situazioni più difficili. Ne abbiamo parlato con il dott. Massimiliano Rea Odontoiatra presso il poliambulatorio ErreEsse di Ferrara.
Se pensiamo ai momenti più piacevoli della nostra vita, non può non venirci in mente di quella volta in cui abbiamo riso, fino quasi a stare male. E ancora… quando vogliamo fare conquistare qualcuno, cosa facciamo, oltre a farci belli, vestirci bene, fare in modo di sorprendere e via discorrendo? Cerchiamo di farla/farlo ridere! Ecco. Ridere è quindi molto più di un semplice gesto. Ma cosa avviene esattamente nel nostro corpo quando dallo stomaco ci parte una risata che non riusciamo a trattenere?La risata è un evento biologico davvero complesso-spiega il dottor Massimiliano Rea odontoiatra presso il Poliambulatorio ErreEsse di Ferrara- Quello che succede è l’esplosione di una vera e propria scarica neurofisiologica che coinvolge numerose aree del sistema nervoso centrale. Non nasce nei muscoli della faccia o dalla pancia, ma nel cervello. Per prima cosa la corteccia prefrontale valuta il contesto e “decide” se è il momento giusto per ridere, perchè, ad esempio, potrebbe essere invece, il luogo o la situazione sbagliata. Poi, il sistema limbico (in particolare l’amigdala e l’ippocampo) elabora la componente emotiva. Ed alla fine il bulbo e la corteccia motoria programmano l’attivazione dei muscoli del volto, del torace e dell’addome. Quando ridiamo, il nostro diaframma si contrae ritmicamente, espellendo aria a intermittenza, la glottide si apre e si chiude rapidamente e la voce si fa sincopata. Ma non finisce qua. A livello sistemico, la risata ha effetti benefici documentati: accelera la frequenza cardiaca in modo transitorio, migliora la variabilità del battito, stimola la produzione di endorfine, riduce il cortisolo (ormone dello stress), attiva il nervo vago e può perfino aumentare temporaneamente la soglia del dolore. È, in altre parole, una piccola rivoluzione fisiologica che si consuma in pochi secondi, ma lascia tracce positive per molto più tempo.
Ridere insieme: un comportamento sociale dirompente
La risata ha un valore relazionale immenso-prosegue il dottor Rea- Una persona che si lascia andare facilmente a risate fragorose genera buonumore, accoglienza, empatia. Ridere è un gesto di apertura, di fiducia verso gli altri. È un atto disarmante, privo di difese, che annulla le distanze sociali. Non a caso, le risate genuine sono spesso irresistibili e contagiose. È proprio questo fenomeno della “risata contagiosa” che ha spinto i neuroscienziati a ipotizzare il coinvolgimento dei neuroni a specchio, cellule del cervello specializzate che si attivano sia quando compiamo un’azione, sia quando osserviamo qualcun altro compierla. Anche se il loro ruolo nella risata non è ancora dimostrato in maniera definitiva, studi di imaging cerebrale mostrano che vedere o sentire qualcuno ridere può attivare le stesse aree motorie e pre-motorie che usiamo per ridere noi stessi. Un meccanismo che sembra progettato per amplificare la partecipazione emotiva.
Ridere non è solo umano: lo fanno anche gli animali
Sorprendentemente, la risata non è un’esclusiva dell’uomo. Diversi studi etologici hanno documentato vocalizzazioni e comportamenti simili alla risata in alcune specie animali, specialmente durante il gioco. I grandi primati, ad esempio, emettono suoni simili ad ansimi durante il solletico o le interazioni ludiche. I ratti, quando vengono solleticati, producono ultrasuoni a 50 kHz associati a uno stato emotivo positivo. Anche i cani, durante il gioco, emettono un ansimare ritmico che ha un effetto calmante e aggregante sugli altri esemplari. Queste risate non sono verbali né culturalmente codificate, ma sembrano svolgere una funzione analoga: rafforzare i legami, segnalare sicurezza, creare connessione. La risata, insomma-conclude l’esperto-è scritta nei nostri circuiti biologici da molto prima che inventassimo il linguaggio.
Una risata che unisce: la prospettiva antropologica
Questa osservazione non è banale: sul piano evolutivo, la risata ha preceduto la parola. Secondo alcuni antropologi è possibile che i primi ominidi usassero la risata come segnale di coesione: ridere insieme era un modo per dire “siamo un gruppo, possiamo abbassare la guardia”. In questo senso, la risata ha svolto una funzione fondamentale nel consolidare i legami sociali. In tempi in cui la sopravvivenza dipendeva dalla collaborazione, chi sapeva ridere insieme agli altri era più facile che venisse incluso nel gruppo.
A volte ridere… fa paura
Ma cosa succede quando qualcuno, pur volendo, non riesce a ridere liberamente? Quando la risata si spezza o viene trattenuta per vergogna? È un fenomeno sottile ma profondamente umano. Capita più spesso di quanto si pensi: chi percepisce il proprio sorriso come sgradevole o compromesso tende a controllare rigidamente le proprie espressioni. Una risata vera e spontanea, però, non si può simulare a metà: o parte, o resta bloccata. Noi dentisti, nel nostro lavoro clinico incontriamo spesso pazienti che, consapevolmente o meno, hanno smesso di ridere con naturalezza. Non perché manchi loro l’umorismo, ma perché si vergognano di mostrare i propri denti. Denti scuri, rotti, disallineati o mancanti diventano una barriera tra il mondo interno e quello esterno. E se ridere significa esporsi, allora è meglio evitare. Così- aggiunge il dottor Rea- si innesca un processo di auto-inibizione che può condurre a una forma silenziosa di isolamento sociale.
Quando mancano tutti i denti: l’impatto dell’edentulia
Una condizione particolarmente delicata è l’edentulia, ovvero la mancanza completa dei denti. Ci sono tantissimi studi scientifici pubblicati su riviste internazionali che mostrano che l’edentulia è associata a una riduzione dell’autostima, a un peggioramento delle relazioni sociali e a un aumento del rischio di sintomi depressivi. Il volto perde tonicità, l’espressione si svuota, parlare e mangiare diventano più faticosi, e ridere – quel gesto esplosivo, corporeo, vocale – diventa difficile. In questi casi, la riabilitazione protesica dei denti non ha solo un valore funzionale, ma anche profondamente psicologico. Restituire una dentatura armonica e stabile significa restituire alla persona la possibilità di partecipare, di esprimersi, di ridere.
(Il Dott. Massimiliano Rea Odontoiatra)
Sorriso e risata: due fratelli diversi
È importante distinguere il sorriso dalla risata. Il sorriso è un’espressione più controllabile, spesso volontaria, legata al sistema limbico e alla corteccia motoria. Può essere usato per comunicare empatia, gentilezza, disponibilità. La risata, invece, è più primitiva e meno gestibile: coinvolge il respiro, la fonazione, il sistema nervoso autonomo. È meno filtrabile, più potente, più vulnerabile. Ecco perché un sorriso può essere trattenuto con eleganza, ma una risata trattenuta, invece, spesso lascia una ferita.
Un atto semplice, ma non scontato
In questa Giornata Mondiale della Risata-conclude l’esperto- è giusto celebrare il potere terapeutico del ridere. Ma è anche il momento giusto per ricordare che ci sono persone che se ne privano . Dietro una risata trattenuta può nascondersi disagio, imbarazzo, vergogna. Curare la salute della bocca significa anche questo: dare alle persone la possibilità di ridere senza paura, di esprimersi senza trattenersi. Ridere è salute. Ridere è relazione. Ridere è dignità. E per chi lavora ogni giorno a restituire un sorriso, la cosa più bella è vedere quando, insieme al sorriso, torna anche la risata.